CALIFORNIAN IDEOLOGY: IL DOGMA LIBERISTA DELLA CLASSE VIRTUALE
Wednesday, January 19th, 2011“Non mentire sul futuro è impossibile e uno può mentire su esso a proprio piacimento”.
Naum Gabo [1]
COME IL CONTENUTO IDRICO DI UN SERBATOIO TRABOCCA …
Alla fine del ventesimo secolo, la convergenza a lungo predetta dei media, del computer e delle telecomunicazioni nell’hypermedia finalmente si sta verificando. Ancora una volta, il movimento inesorabile del capitalismo per diversificare ed intensificare i poteri creativi del lavoro umano si trova sul punto di trasformare qualitativamente il modo in cui lavoriamo, agiamo e viviamo insieme. Tramite l’integrazione di tecnologie differenti intorno a protocolli comuni, qualcosa sta per essere creato che è più della somma delle sue parti. Quando l’abilità di produrre e di ricevere quantità illimitate di informazioni in qualsiasi forma è combinata con la portata delle reti di telefonia globale, le forme esistenti di lavoro e di piacere possono essere fondamentalmente trasformate. Nasceranno nuove industrie ed i favoriti del mercato azionario attuale saranno spazzati via. In tali momenti di profondo cambiamento sociale, tutti coloro che possono fornire una semplice spiegazione di ciò che sta accadendo saranno ascoltati con grande interesse. In questo frangente cruciale, una libera alleanza di scrittori, hackers, capitalisti e artisti dalla West Coast degli Stati Uniti d’America è riuscita a definire una ortodossia eterogenea per l’era dell’informazione che sta per sopraggiungere: la Californian Ideology.
La nuova fede è emersa da una bizzarra fusione del boemianismo culturale di San Francisco con le industrie hi-tech della Silicon Valley. Promossa su riviste, libri, programmi televisivi, siti Web, newsgroups e conferenze in Rete, la Califonian Ideology combina promiscuamente lo spirito a ruota libera degli hippies e lo zelo imprenditoriale degli yupppies. L’amalgamazione degli opposti è stata raggiunta tramite una profonda fede nel potenziale emancipatorio delle tecnologie della nuova informazione. Nell’utopia digitale, tutti saranno all’ultima moda e ricchi. Non sorprendentemente, questa visione ottimistica del futuro è stata entusiasticamente abbracciata dai fanatici del computer, dagli studenti fannulloni, dai capitalisti innovativi, dagli attivisti sociali, dagli accademici all’ultima moda, dai burocrati futuristi e dai politici opportunistici degli Stati Uniti. Come al solito, gli Europei non sono stati lenti nel copiare l’ultima moda bizzarra dall’America. Mentre un recente rapporto della commissione europea raccomanda di seguire il modello del “libero mercato” californiano, per costruire la “super-autostrada dell’informazione”, artisti all’avanguardia e accademici imitano con entusiasmo i filosofi “post-umanistici” del culto dell’Extropian della West Coast [3]. Senza alcun rivale evidente, il trionfo della Californian Ideology sembra essere completo.
L’ampio fascino di questi teorici della West Coast non è semplicemente il risultato contagioso del loro ottimismo. Soprattutto essi sono difensori appassionati di ciò che sembra essere una forma impeccabilmente libertaria di politica – essi vogliono che le tecnologie dell’informazione vengano usate per creare una nuova “democrazia Jeffersoniana” in cui tutti gli individui saranno in grado di esprimersi liberamente nel cyberspazio [4]. Tuttavia, difendendo questo apparentemente ammirevole ideale, questi tecno-pubblicitari stanno allo stesso tempo riproducendo alcune delle più ataviche caratteristiche della società americana, specialmente quelle derivate dal penoso legame della schiavitù. La loro visione utopistica della California dipende dalla ostinata cecità verso le altre – molto meno positive – caratteristiche di vita sulla West Coast: razzismo, povertà e degradazione ambientale [5]. Ironicamente, nel passato non troppo distante, gli intellettuali e gli artisti della Bay Area erano appassionatamente interessati a tali questioni.
RONALD REAGAN VERSUS GLI HIPPIES
Il 15 maggio 1969, il Governatore Ronald Regan ha ordinato alla polizia armata di effettuare un raid all’alba contro i contestatori hippie che avevano occupato People’s Park, vicino al campus di Berkley dell’Università di California. Durante la battaglia che ne conseguì, un uomo venne ucciso ed altre 128 persone necessitarono di cure ospedaliere [6]. Quel giorno, il mondo “onesto” e la contro-cultura sembravano essere implacabilmente contrastata. Da una parte delle barricate, il Governatore Regan ed i suoi seguaci difendevano la libera iniziativa privata e sostenevano l’invasione del Vietnam. Dall’altra parte, gli hippies difendevano una rivoluzione sociale in casa e si opponevano ad una espansione imperiale all’estero. Nell’anno del raid al People’s Park, sembrava che la scelta storica tra queste due opposte prospettive del futuro dell’America poteva essere stabilita solo tramite il conflitto violento. Come Jerry Rubin, uno dei leaders degli Yippie, disse allora:
“La nostra ricerca dell’avventura e dell’eroismo ci porta fuori dall’America, verso una vita di auto-creazione e ribellione. In risposta, l’America è pronta a distruggerci …” [7].
Durante gli anni ’60, i radicali della Bay Area hanno aperto la strada alla prospettiva politica ed allo stile culturale dei movimenti della Nuova Sinistra nel mondo. Rompendo con la ristretta politica dell’era post-bellica, essi hanno lanciato campagne contro il militarismo, il razzismo, la discriminazione sessuale, l’omofobia, il consumismo irrazionale e l’inquinamento. Al posto delle rigide gerarchie tradizionali della sinistra, essi hanno creato delle strutture collettive e democratiche che, presumibilmente, prefiguravano la società libertaria del futuro. Soprattutto, la Nuova Sinistra californiana ha combinato la lotta politica con la ribellione culturale. Al contrario dei loro genitori, gli hippies rifiutavano di conformarsi alle rigide convenzioni sociali imposte sull’’organizzazione dell’uomo’ dall’esercito, le università, le corporazioni e persino i partiti politici dell’ala sinistra. Invece, essi dichiaravano apertamente il loro rifiuto del mondo onesto, per mezzo dei loro abiti casual, la promiscuità sessuale, la musica ad alto volume e le droghe ricreative [8].
Gli hippies radicali erano liberali nel senso sociale della parola. Essi hanno difeso ideali universali, razionali e progressivi come la democrazia, la tolleranza, l’autorealizzazione e la giustizia sociale. Incoraggiati da oltre venti anni di crescita economica essi credevano che la storia stesse dalla loro parte. Nei romanzi di fantascienza essi sognavamo una ‘ecotopia’: una California del futuro in cui le auto erano scomparse, la produzione industriale era ecologicamente vitale, le relazioni sessuali erano egualitarie e la vita quotidiana era vissuta in comunità. Per alcuni hippies, questa prospettiva poteva essere realizzata solo rifiutando il progresso scientifico come un falso Dio e ritornando alla natura. Altri, in contrasto, credevano che il progresso tecnologico avrebbe inevitabilmente reso i loro principi libertari in un fatto sociale. Influenzati in modo decisivo dalle teorie di Marshall McLuhan, questi tecnofili ritenevano che la convergenza dei media, dei computer (??) e delle telecomunicazioni avrebbe inevitabilmente creato una agora elettronica – un luogo virtuale in cui tutti sarebbero stati in grado di esprimere le loro opinioni, senza il timore della censura [10]. Nonostante fosse un professore inglese di mezza età, McLuhan predicava il messaggio radicale che il potere di un grande affare e di un grande governo sarebbe stato abbattuto prossimamente dagli effetti che intrinsecamente danno potere alle nuove tecnologie sugli individui.
‘I media elettronici … aboliscono le dimensioni spaziali …Tramite l’elettricità, noi ovunque ricominciamo le relazioni personali come sul modello del più piccolo villaggio. E’ una relazione in profondità, senza delega di funzioni o poteri … Il dialogo sostituisce la conferenza’ [11].
Incoraggiati dalle predizioni di McLuhan, i radicali dell West Coast vennero conivolti nello sviluppo di nuove tecnologie dell’informazione per la stampa alternativa, le stazioni radio della comunità, i clubs di computer per uso domestico e i video della collettività. Questi attivisti della comunità dei media erano convinti che essi si trovavano in prima linea per costruire un nuova America. La creazione dell’agora elettronica era il primo passo verso la realizzazione della democrazia diretta in tutte le istituzioni sociali [12]. La lotta potrebbe essere dura, ma ‘l’ecotopia’ sarebbe quasi a portata di mano.
L’ASCESA DELLA CLASSE VIRTUALE
Chi avrebbe previsto che, in meno di trenta anni dopo la battaglia per People’s Park, squares e hippies avrebbero creato insieme la Californian Ideology? Chi avrebbe pensato che tale contraddittoria mescolanza di determinismo tecnologico e di libertario individualismo sarebbe diventata l’ortodossia ibrida dell’era dell’informazione? E chi avrebbe sospettato che poiché la tecnologia e la libertà erano sempre più venerati sarebbe diventato sempre meno possibile dire qualsiasi cosa di sensato sulla società in cui venivano applicate?
La Californian Ideology deriva la sua popolarità proprio dall’ambiguità dei suoi precetti. Negli ultimi decenni, il lavoro pioneristico della comunità degli attivisti dei media è stato ampiamente recuperato dalle industrie hi-tech e dai media. Sebbene le società in tali settori possano automatizzare e sub-appaltare molte delle loro mansioni di lavoro, esse rimangono dipendenti da persone chiave che sono in grado di fare ricerca e creare prodotti originali, dai software e dai chip dei computer ai libri ed ai programmi TV. Insieme ad alcuni imprenditori questi di abili lavoratori formano la cosiddetta ‘classe virtuale’: ‘… la tecno-intellighenzia degli scienziati cognitivisti, ingenieri, esperti di computer, creatori di video-games e tutti gli altri specialisti delle comunicazioni …’ [13] Incapaci di assoggettarli alla disciplina della catena di montaggio o di sostituirli con le macchine, i managers hanno organizzato tali lavoratori intellettuali attraverso contratti a tempo determinato. Come ‘l’aristocrazia laburista’ del secolo scorso, il personale centrale dei media, le industrie dei computers e delle telecomunicazioni fanno l’esperienza dei riconoscimenti e delle insicurezze del mercato. D’altra parte, questi artigiani dell’hi-tech non solo tendono ad essere ben remunerati, ma godono anche di una considerevole autonomia sul loro ritmo di lavoro e sul luogo di impiego. Come risultato, la separazione culturale tra gli hippie e ‘l’uomo dell’organizzazione’ è diventata ora piuttosto approssimativa. Tuttavia, d’altra parte, tali lavoratori sono legati dalle clausole dei loro contratti e non hanno garanzie di un lavoro continuato. Non avendo il tempo libero degli hippies, il lavoro in sé è diventato la strada principale per l’autorealizzazione per molta della ‘classe virtuale’ [14].
La Californian Ideology offre un modo di comprendere la realtà vissuta da questi artigiani dell’hi-tech. D’altra parte, questi lavoratori sono una parte privilegiata della forza lavoro. D’altro canto essi sono gli eredi delle idee radicali degli attivisti della comunità dei media. La Californian Ideology, quindi, contemporaneamente riflette le discipline delle economie di mercato e le libertà dell’artigianato hippie. L’ibrido bizzarro è solo reso possibile tramite un quasi universale credo nel determinismo tecnologico. Sin dagli anni ’60, i liberali nel senso sociale della parola, hanno sperato che la nuova tecnologia dell’informazione avrebbe realizzato i loro ideali. Rispondendo alla sfida della Nuova Sinistra, la Nuova Destra ha resuscitato una più antica forma di liberalismo: il liberalismo economico [15]. Al posto della libertà collettiva perseguita dagli hippie radicali, essi hanno difeso la libertà degli individui all’interno del mercato. Tuttavia, persino questi conservatori non potevano resistere al fascino delle nuove tecnologie dell’informazione. Negli anni ’60 le predizioni di McLuhan furono reinterpretate come un annuncio pubblicitario per nuove forme di media, computer e telecomunicazioni, essendo state sviluppate nell’ambito privato. Dagli anni ’70 in poi, Toffler, de Sola Pool e altri gurus tentarono di dimostrare che l’avvento dell’hypermedia avrebbe paradossalmente implicato un ritorno al liberalismo economico del passato [16]. Questa retro-utopia faceva eco alle predizioni di Asimov, Heilein e altri romanzieri di fantascienza i cui mondi futuri erano sempre popolati da commercianti spaziali, super-disinvolti venditori, geniali scienziati, capitani pirati e altri austeri individualisti [17]. La strada del progresso tecnologico non conduce sempre alla ‘ecotopia’ – essa potrebbe invece portare indietro all’America dei Padri Fondatori.
AGORA O MERCATO?
L’ambiguità della Californian Ideology è più evidente nelle sue visioni contraddittorie del futuro digitale. Lo sviluppo dell’hypermedia è una componente chiave del prossimo campo d’azione del capitalismo. Come fa notare Zuboff, l’introduzione delle tecnologie dei media, dei computer e delle telecomunicazioni nella fabbrica e in ufficio è l’apice di un lungo processo di separazione della forza lavoro dal coinvolgimento diretto nella produzione [18]. Se solo per ragioni competitive, tutte le maggiori economie industriali saranno alla fine costrette a fare in modo che le loro popolazioni ottengano gli aumenti di produttività del lavoro digitale. Ciò che è sconosciuto è l’impatto sociale e culturale del consentire alle persone di produrre e scambiare delle quantità quasi illimitate di informazione su scala globale. Soprattutto, l’avvento dell’hypermedia realizzerà le utopie o della Nuova Sinistra o della Nuova Destra? Come una fede ibrida, la Californian Ideology risolve questo enigma credendo in entrambe le visioni allo stesso tempo – e non criticando l’una o l’altra.
D’altra parte, la purezza anti-corporativa della nuova Sinistra è stata protetta dai sostenitori della ‘comunità virtuale’. Secondo il loro guru, Howard Rheingold, i valori della contro-cultura dei baby boomers stanno forgiando lo sviluppo di nuove tecnologie informatiche. Come conseguenza, gli attivisti della comunità saranno in grado di utilizzare l’hypermedia per sostituire il capitalismo corporativo ed il governo forte con una ‘economia del regalo’ hi-tech. Già i bullettin board systems, le conferenze in Rete in tempo reale ed i servizi delle chat si basano sullo scambio volontario di informazioni e conoscenze tra i loro partecipanti. Secondo il punto di vista di Rheingold, i membri della ‘classe virtuale’ sono tuttora in prima linea nella lotta per la liberazione sociale. Nonostante il frenetico coinvolgimento commerciale e politico nella costruzione della ‘superstrada dell’informazione’, l’agora elettronica inevitabilmente trionferà sui suoi nemici corporativi e burocratici.
D’altra parte, altri ideologi della West Coast hanno abbracciato l’ideologia del laissez-faire dei loro nemici conservatori del passato. Per esempio, Wired – la rivista mensile bibbia della ‘classe virtuale’ – ha acriticamente riprodotto le opinioni di Newt Gingrich, il leader repubblicano di estrema destra della Casa dei Rappresentanti, e dei Tofflers, che sono i suoi stretti consiglieri [20]. Ignorando le loro politiche per i tagli per il welfare, la rivista è ipnotizzata dal loro entusiasmo per le possibilità libertarie offerte dalle nuove tecnologie dell’informazione. Tuttavia, sebbene essi adottino il determinismo tecnologico di McLuhan, Gingrich e i Tofflers non stanno sostenendo l’agora tecnologica. Al contrario, essi affermano che la convergenza dei media, dei computer e delle telecomunicazioni produrrà un mercato elettronico:
‘Nel cyberspazio …, mercato dopo mercato verrà trasformato dal progresso tecnologico da un ‘monopolio naturale’ ad uno in cui la competizione è la regola’ [21].
In questa versione della Californian Ideology, a ciascun membro della ‘classe virtuale’ viene promessa l’opportunità di diventare un imprenditore hi-tech di successo. Le tecnologie dell’informazione, così la controversia prosegue, rafforza il singolo, accresce la libertà individuale e riduce radicalmente il potere dello stato-nazione. Le strutture sociali, politiche e legali esistenti deperiranno per essere sostituite dalle interazioni senza restrizioni tra gli individui autonomi ed i loro software. Questi ‘McLuhanitiani’ ridisegnati sostengono che il grande governo dovrebbe stare lontano dalle spalle degli imprenditori pieni di risorse, che sono le uniche persone abbastanza disinvolte e coraggiose per assumere dei rischi. Al posto di regole contro-produttive, gli ingegneri lungimiranti stanno inventando gli strumenti necessari per creare un ‘libero mercato’ nel cyberspazio, come la crittografia, il denaro digitale, e le procedure di verifica. Invece, i tentativi di interferire con le proprietà emergenti di queste forze tecnologiche ed economiche, particolarmente da parte del governo, si ripercuotono semplicemente su coloro che sono abbastanza stolti da sfidare le leggi primarie di natura. Secondo l’editore esecutivo di Wired, la ‘mano invisibile’ del mercato e le forze cieche dell’evoluzione darwiniana sono effettivamente le stesse cose [22]. Come nei romanzi fantascientifici di Heinlein e di Asimov, la strada verso il futuro sembra condurre indietro verso il passato. Il ventunesimo secolo dell’era dell’informazione sarà la realizzazione degli ideali liberali del diciottesimo secolo di Thomas Jefferson:
‘… la …creazione di una nuova civilizzazione, fondata sulle verità eterne dell’Idea di Americana’ [23].
IL MITO DEL ‘LIBERO MERCATO’
In seguito alla vittoria del partito di Gingrich nelle elezioni legislative del 1994, l’ala destra della versione della Californian Ideology è ora dominante. Tuttavia, i principi sacri del liberalismo economico sono contraddetti dalla storia attuale dell’hypermedia. Per esempio, le tecnologie iconiche del computer e della Rete potrebbero essere state inventate solo con l’aiuto dei sussidi massicci dello stato ed il coinvolgimento entusiasta degli appassionati. La aziende private hanno giocato un ruolo importante, ma solo come una parte di una economia mista.
Per esempio, il primo computer – the Different Engine – è stato progettato e costruito da società private, ma il suo sviluppo è stato possibile solo tramite una sovvenzione, da parte del Governo Britannico, di 17.47 sterline, che era una piccola fortuna nel 1834 [24]. Da Colossus a EDVAC, dai simulatori di volo alla realtà virtuale, lo sviluppo del computer è dipeso in momenti chiave dalla ricerca pubblica fatta circolare o da corposi contratti con le agenzie pubbliche. La società IBM ha costruito il primo computer digitale programmabile solo dopo che è stato richiesto dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti durante la guerra di Corea. Fin da quando, lo sviluppo delle generazioni successive di computer è stato direttamente o indirettamente sovvenzionato dal budget della difesa americana [25]. Così come l’aiuto dello stato, l’evoluzione del computer è anche dipeso dal coinvolgimento della cultura d.i.y. Per esempio, i personal computer sono stati inventati da tecnici dilettanti che volevano costruirsi le loro macchine a buon mercato. L’esistenza di una ‘economia del regalo’ tra gli appassionati era una precondizione necessaria per il successo successivo dei prodotti creati da Apple e da Microsoft. Persino oggi, i programmi in shareware giocano ancora un ruolo vitale nell’avanzamento della progettazione dei software.
La storia di Internet contraddice anche i principi delle ideologie del ‘libero mercato’. Per i primi venti anni della sua esistenza, lo sviluppo della Rete è dipeso quasi completamente dall’assai insultato governo federale americano. O attraverso l’esercito degli Stati Uniti, oppure tramite le università, grandi quantità di dollari dei contribuenti andarono nella costruzione delle infrastrutture della Rete e l’abbassamento dei costi di utilizzo dei suoi servizi. Allo stesso tempo, molti dei programmi chiave della Rete e delle applicazioni sono stati inventati sia dagli appassionati sia dai professionisti che hanno lavorato nel loro tempo libero. Per esempio, il programma MUD, che consente di fare conferenze in tempo reale in Rete, stato inventato da un gruppo di studenti che volevano fare dei giochi di fantasia su una rete di computer [26].
Una delle cose più strane della spinta verso destra della Californian Ideology è che la West Coast stessa è una creazione dell’economia mista. I dollari del governo sono stati utilizzati per costruire i sistemi di irrigazione, le autostrade, le scuole, le università ed altri progetti di infrastrutture che rendono possibile la buona vita in California. All’apice di questi sussidi pubblici, il complesso industriale hi-tech della West Coast ha banchettato con il maiale più grasso nella storia di decenni. Il governo degli Stati Uniti ha versato miliardi di dollari di tasse nell’acquisto di aerei, missili e in bombe elettroniche e nucleari da società californiane. Per quelli non accecati dal dogma del ‘libero mercato’, era ovvio che gli Americani avessero sempre avuto un piano statale: soltanto lo chiamavano budget per la difesa [27]. Allo stesso tempo, gli elementi chiave dello stile di vita della West Coast venivano dalla sua lunga tradizione di bohème culturale. Sebbene fossero stati commercializzati più tardi, i media della comunità, lo spiritualismo ‘new age’, il surfing, i cibi salutisti, le droghe ricreative, la musica pop e molte altre forme di eterodossia culturale sono emerse tutte dagli scenari decisamente non commerciali basati intorno ai campus universitari, alle comunità di artisti ed ai comuni rurali. Senza la sua cultura d.i.y, i miti della California non avrebbero avuto la risonanza globale che hanno oggi [28].
Tutto questo finanziamento pubblico e coinvolgimento della comunità ha avuto un effetto immensamente benefico – sebbene non riconosciuto e senza costi – sullo sviluppo della Silicon Valley e sulle altre industrie hi-tech. Gli imprenditori capitalisti hanno spesso un senso inflazionato delle loro proprie risorse nello sviluppo di nuove idee e danno poco riconoscimento ai contributi ottenuti o dallo stato, o dalla propria forza lavoro o dalla più ampia comunità. Tutto il progresso tecnologico è cumulativo – esso dipende dai risultati da un processo storico collettivo e deve essere considerato, almeno in parte, come una conquista collettiva. Perciò, come in qualsiasi altro paese industrializzato, gli imprenditori americani hanno inevitabilmente fatto affidamento sull’intervento dello stato e sulle iniziative d.i.y. per nutrire e sviluppare le loro industrie. Quando le società giapponesi hanno minacciato di prendere il controllo sul mercato del microchip americano, i capitalisti libertari del computer della California non hanno avuto scrupoli ideologici ad unirsi in un cartello sponsorizzato dello stato per respingere gli invasori dall’Est. Finché i programmi della Rete che consentono la partecipazione della comunità nel cyberspazio potevano essere inclusi, Bill Gates riteneva che la Microsoft non aveva altra scelta se non ritardare il lancio di ‘Windows ‘95’ [29]. Come in altri settori dell’economia moderna, il problema che sta di fronte all’industria emergente dell’hypermedia non è se sarà organizzata o no come una economia mista, ma quale sorta di economia mista sarà.
LIBERTA’ E’ SCHIAVITU’
Se i suoi precetti sacri sono rifiutati dalla storia profana, perché i miti del ‘libero mercato’ hanno influenzato così i proponenti della Californian Ideology? Vivendo in una cultura del contratto, gli artigiani hi-tech conducono un’esistenza schizofrenica. Da una parte, non sono in grado di sfidare il primato del mercato sulle loro vite, dall’altra, risentono dei tentativi di quelli al potere, che intaccano la loro autonomia individuale. Mescolando la Nuova Sinistra con la Nuova Destra, la Californian Ideology fornisce una risoluzione mistica degli atteggiamenti contraddittori tenuti dai membri della ‘classe virtuale’. L’anti-statalismo fornisce in modo deciso i mezzi per riconciliare le idee radicali e reazionarie sul progresso tecnologico. Mentre la Nuova Sinistra se la prende con il governo per il finanziamento del complesso industriale militare, la Nuova Destra attacca lo stato per l’interferenza nella diffusione spontanea della nuove tecnologie, tramite la competizione di mercato. Nonostante il ruolo centrale giocato dall’intervento pubblico nello sviluppo dell’hypermedia, gli ideologi Californiani predicano un vangelo anti-statalista di libertarianismo hi-tech: un’accozzaglia bizzarra di anarchismo hippie e di liberalismo economico rimpolpata da una grande quantità di determinismo tecnologico. Piuttosto che comprendere il capitalismo realmente esistente, i gurus sia della Nuova Sinistra, sia della Nuova Destra preferiscono di gran lunga sostenere versioni contrapposte della ‘democrazia Jeffersoniana’ digitale. Per esempio, Howard Rheingold della Nuova Sinistra è convinto che l’agora elettronica consentirà agli individui di esercitare quella sorta di libertà dei media sostenuta dai Padri Fondatori. Similmente, la Nuova Destra sostiene che la rimozione di tutti i freni regolatori dell’iniziativa privata creerà la libertà dei media, degna della ‘democrazia Jeffersoniana’ [30].
Il trionfo di questo retro-futurismo è un risultato del fallimento del rinnovamento negli Usa durante la fine degli anni ’60 e gli inizi degli anni ’70. In seguito al confronto al People Park, la lotta tra l’estabilishment americano e la contro-cultura è entrata in una spirale di confronto violento. Mentre i Vietnamiti – a costo di un’enorme sofferenza umana – sono stati in grado di espellere gli invasori americani dal loro paese, gli hippies ed i loro alleati nel movimento dei diritti civili dei neri sono stati alla fine schiacciati da una combinazione di repressione di stato e di co-opzione culturale.
La Californian Ideology incapsula perfettamente le conseguenze di questa sconfitta per i membri della ‘classe virtuale’. Sebbene essi godano delle libertà culturali conquistate dagli hippies, molti di loro non sono più coinvolti attivamente nella lotta per costruire ‘l’ecotopia’. Invece di ribellarsi apertamente al sistema, questi artigiani hi-tech ora accettano che la libertà individuale possa essere raggiunta solo lavorando nei limiti del progresso tecnologico e del ‘libero mercato’. In molti romanzi cyberpunk, questo libertarianismo asociale è personificato dal personaggio centrale dell’hacker, che è un individuo solo che lotta per la sopravvivenza in un mondo virtuale di informazione [31].
La spinta verso la destra da parte degli ideologi californiani è favorita dalla loro accettazione fiduciosa dell’ideale liberale dell’individuo autosufficiente. Nel folklore americano, la nazione è stata costruita da un deserto da individui con gli stivali – cacciatori, cowboys, predicatori e colore che hanno stabilito le frontiere. La rivoluzione americana in sé è stata combattuta per proteggere le libertà e la proprietà degli individui contro le leggi oppressive e le tasse ingiuste imposte da una monarchia straniera. Per entrambe, la Nuova Sinistra e la Nuova Destra, i primi anni della repubblica americana forniscono un modello potente per le loro versioni contrapposte della libertà individuale. Tuttavia c’è una profonda contraddizione al centro di questo sogno primordiale americano: in questo periodo, gli individui prosperavano solo tramite le sofferenze degli altri. In nessun luogo è più chiaro se non nella vita di Thomas Jefferson – la figura più importante della Californian Ideology. Thomas Jefferson è stato l’uomo che ha scritto l’appello che ispira la democrazia e la libertà nella Dichiarazione Americana di Indipendenza e – allo stesso tempo – possedeva circa duecento esseri umani come schiavi. Come politico, difese il diritto dei contadini e degli artigiani americani di determinare i loro destini, senza essere soggetti alle restrizioni dell’Europa feudale. Come altri liberali del periodo, pensava che le libertà politiche potessero essere protette dai governi autoritari solo tramite il possesso diffuso della proprietà privata individuale. I diritti dei cittadini sono derivati da questo fondamentale diritto di natura. Al fine di incoraggiare l’autosufficienza, ha proposto che a ciascun americano dovessero essere dati almeno cinquanta acri di terra per garantire la loro indipendenza economica. Tuttavia, mentre idealizzava i piccoli coltivatori e gli uomini d’affari della frontiera, Jefferson era, in realtà, un possessore di piantagioni in Virginia che viveva del lavoro dei suoi schiavi. Sebbene le ‘istituzioni peculiari’ del sud preoccupavano la sua coscienza, egli credeva ancora che i diritti naturali dell’uomo includevano il diritto a possedere gli esseri umani come proprietà privata. Nella ‘democrazia Jeffersoniana’, la libertà per i popoli bianchi si basava sulla schiavitù del popolo nero [32].
AVANTI VERSO IL PASSATO
Nonostante la finale emancipazione degli schiavi e le vittorie del movimento dei diritti civili, la segregazione razziale si trova ancora al centro della politica americana – specialmente sulla West Coast. Nell’elezione del 1994 del governatore della California, Pete Wilson, il candidato repubblicano, ha vinto tramite una feroce campagna anti-immigranti. A livello nazionale, il trionfo del partito repubblicano di Gingrich nelle elezioni legislative era basato sulla mobilitazione degli ‘arrabbiati maschi bianchi’ contro la minaccia supposta dei ladruncoli del benessere nero, immigrati dal Messico ed altre minoranze arroganti. Questi politici hanno raccolto i benefici elettorali della polarizzazione crescente tra coloro che abitano fuori città, principalmente bianchi e ricchi – molti dei quali votano – ed i cittadini del centro città, prevalentemente non bianchi e più poveri – molti dei quali non votano [33].
Sebbene essi conservino alcuni ideali hippie, molti ideologi californiani hanno trovato impossibile prendere una posizione chiara contro le politiche che creano divisione dei Repubblicani. Questo perché le industrie hi-tech e dei media sono un elemento chiave della coalizione elettorale della Nuova Destra. In parte, entrambi i capitalisti ed i lavoratori ben pagati temono che l’aperto riconoscimento dei fondi pubblici delle loro società giustificherebbe l’innalzamento delle tasse da pagare terribilmente necessarie per la salute, la salvaguardia ambientale, l’alloggio, il trasporto pubblico e l’educazione. In modo più rilevante, molti membri della ‘classe virtuale’ vogliono essere sedotti dalla retorica libertaria e dall’entusiasmo tecnologico della Nuova Destra. Lavorando per le società hi-tech e dei nuovi media, ad esse piacerebbe credere che il mercato elettronico possa risolvere in qualche modo i problemi sociali ed economici pressanti dell’America, senza alcun sacrificio da parte loro. Preso nelle contraddizioni della Californian Ideology, Gingrich è – come un collaboratore di Wired ha detto – sia loro ‘amico, sia nemico’ [34].
Negli Usa, una maggiore redistribuzione della ricchezza è urgentemente necessaria nel benessere economico a lungo termine della maggioranza della popolazione. Tuttavia, questo è contro gli interessi a breve termine del popolo bianco ricco, che include molti membri della ‘classe virtuale’. Piuttosto che dividere con i loro vicini poveri neri o ispanici, gli yuppies, invece, si ritirano nei loro sobborghi ricchi, protetti da guardie armate e sicuri con i loro servizi di benessere privato [35]. Lo svantaggiato partecipa solo, nell’era dell’informazione, fornendo del lavoro a buon mercato, non sindacalizzato, per le insalubri fabbriche di chip della Silicon Valley [36]. Persino la costruzione del cyberspazio potrebbe diventare parte integrante della frammentazione della società americana in classi antagoniste, determinate dalla razza. Già ‘segnati in rosso’ dalle compagnie telefoniche affamate di profitto, gli abitanti poveri delle aree del centro città sono ora minacciati con l’esclusione dai nuovi servizi on-line per la mancanza di denaro [37]. In contrasto, i membri della ‘classe virtuale’ ed altri professionisti possono divertirsi ad essere dei cyberpunk nella hyper-realtà, senza dover incontrare alcuno dei loro vicini impoveriti. Insieme alle sempre ampie divisioni sociali, un’altra discriminazione sta per essere creata tra i ‘ricchi di informazione’ ed i ‘poveri di informazione’. In questa ‘democrazia Jeffersoniana’ hi-tech, la relazione tra i padroni e gli schiavi continua in una nuova forma.
PADRONI CYBORG E SCHIAVI ROBOT
Il timore del ‘sottoproletariato’ ribelle ha ora corrotto il principio della Clifornian Ideology: il suo credo nel potenziale emancipatorio delle nuove tecnologie dell’informazione. Mentre i proponenti dell’agora elettronica e del mercato elettronico promettono di liberare gli individui dalle gerarchie dello stato e dai monopoli privati, la polarizzazione sociale della società americana sta portando avanti una immagine più oppressiva del futuro digitale. Le tecnologie della libertà si stanno trasformando in macchine di dominio.
Presso la sua proprietà a Monticello, Jefferson ha inventato molti gadget ingegnosi per la sua casa, come un ‘montavivande’ per portare il cibo dalla cucina alla sala da pranzo. Mediando i suoi contatti con i suoi schiavi con la tecnologia, questo individualista rivoluzionario si risparmiava di fronteggiare la realtà della sua dipendenza dal lavoro forzato dei suoi simili esseri umani [38]. Nel tardo ventesimo secolo, la tecnologia sta per essere ancora una volta usata per rinforzare la differenza tra i padroni e gli schiavi.
Secondo alcuni visionari, la ricerca della perfezione della mente, del corpo e dello spirito inevitabilmente condurrà al sorgere di un post-umano: una manifestazione bio-tecnologica dei privilegi sociali della ‘classe virtuale’. Mentre gli hippies vedevano lo sviluppo di se stessi come una parte della liberazione sociale, gli artigiani hi-tech della California contemporanea è più probabile che cerchino l’autosoddisfacimento tramite la terapia, lo spiritualismo, l’esercizio o altre occupazioni narcisistiche. Il desiderio di fuga nel sobborgo protetto dell’hyper-reale è solo un aspetto di questa profonda ossessione di sé [39]. Incoraggiato dai supposti avanzamenti nella ’Intelligenza Artificiale’ e nella scienza medica, il culto dell’Extropia fantastica di abbandonare il ‘wetware’ dello stato umano nel suo complesso per diventare macchine viventi [40]. Proprio come Virek e Tessier-Ashpools nei romanzi di Gibson Sprawl, essi credono che il privilegio sociale, alla fine, fornirà loro l’immortalità [41]. Invece di predire l’emancipazione dell’umanità, questa forma di determinismo tecnologico può solo prevedere un approfondimento della segregazione sociale.
Nonostante queste fantasie, la gente bianca in California rimane dipendente dai loro simili dalla pelle più scura per lavorare nelle loro fabbriche, fare il raccolto, badare ai loro bambini e curare i loro giardini. In seguito alle rivolte L.A., essi temono sempre più che questo ‘sottoproletariaro’ un giorno chiederà la propria liberazione. Se gli schiavi umani sono, in definitiva, poco affidabili, quindi, quelli meccanici devono essere inventati. La ricerca del sacro calice della Intelligenza Artificiale rivela il desiderio del Golem – uno schiavo forte e fedele la cui pelle è il colore della terra, il cui interno è fatto di sabbia. Come nel romanzo di Asimov, Robot, i techno-utopisti immaginano che è possibile ottenere il lavoro simile degli schiavi dalle macchine inanimate [42]. Tuttavia, sebbene la tecnologia può immagazzinare o amplificare il lavoro, non potrà mai eliminare la necessità per gli esseri umani di inventare, costruire e mantenere tali macchine al primo posto. Il lavoro degli schiavi non può essere mantenuto senza che qualcuno venga ridotto in schiavitù.
Nel mondo, la Californian Ideology è stata abbracciata come una forma ottimistica ed emancipatoria di determinismo tecnologico. Tuttavia, questa fantasia utopistica della West Coast dipende dalla sua cecità – e dipendenza – dalla sua polarizzazione sociale e razziale della società da cui è nata. Nonostante la sua radicale retorica, la Californian Ideology è, in definitiva, pessimistica su un cambiamento sociale fondamentale. Al contrario degli hippies, i suoi sostenitori non stanno lottando per costruire la ‘ecotopia’ o persino per aiutare a far rivivere il ‘New Deal’. Invece, il liberalismo sociale della Nuova Sinistra ed il liberalismo economico della Nuova Destra sono conversi in un sogno ambiguo di ‘Democrazia Jeffersoniana’ hi-tech. Interpretato generosamente, questo retro-futurismo potrebbe essere una visione di una frontiera cybernetica dove gli artigiani hi-tech scoprono il loro autosoddisfacimento individuale o nell’agora elettronica, o nel mercato elettronico. Tuttavia, come lo zeitgeist della ‘classe virtuale’, la Californian Ideology è allo stesso tempo una fede esclusiva. Se solo alcune persone hanno accesso alle nuove tecnologie dell’informazione, la ‘democrazia Jeffersoniana’ può diventare una versione hi-tech dell’economia della piantagione del Vecchio Sud. Riflettendo la sua profonda ambiguità, il determinismo tecnologico della Californian Ideology non è semplicemente ottimistico ed anticipatorio. E’ contemporaneamente una visione profondamente pessimistica e repressiva del futuro.
CI SONO DELLE ALTERNATIVE
Nonostante le sue profonde contraddizioni, le persone nel mondo credono ancora che la Californian Ideology esprima la sola via verso il futuro. Con la crescente globalizzazione dell’economia del mondo, molti membri della ‘classe virtuale’ in Europa ed in Asia sentono maggiore affinità con i loro colleghi californiani che con gli altri lavoratori del loro paese. Tuttavia, in realtà, il dibattito non è stato più possibile o più necessario. La Californian Ideology è stata sviluppata da un gruppo di persone residenti in uno stato specifico, in una particolare mescolanza di scelte socio-economiche e tecnologiche. La sua miscela eclettica e contraddittoria di economia conservativa e radicalismo hippie riflette la storia della West Coast – e non il futuro inevitabile del resto del mondo. Per esempio, le assunzioni anti-stataliste degli ideologi californiani sono piuttosto limitate. A Singapore, il governo non sta solo organizzando la costruzione di una rete a fibre ottiche, ma sta anche tentando di controllare l’idoneità ideologica dell’informazione distribuita su di essa. Data la assai veloce crescita delle ‘tigri’ dell’Asia, il futuro digitale non arriverà necessariamente per primo in California [43].
Nonostante le raccomandazioni neo-liberali del Bangemann Report, la maggior parte delle autorità europee sono determinate ad essere coinvolte da vicino nello sviluppo delle nuove tecnologie dell’informazione. Il Minitel – la prima rete di successo nel mondo – è stata la creazione voluta dalla Francia. Rispondendo ad una relazione ufficiale sull’impatto potenziale dell’hypermedia, il governo ha deciso di investire delle risorse nello sviluppo delle tecnologie ‘taglienti’. Nel 1981, la France Telecom ha lanciato il sistema Minitel, che forniva una mescolanza di informazioni basate sul testo e i mezzi di comunicazione. Come un monopolio, questa compagnia del telefono è stata in grado di costruire una massa critica di utilizzatori per il suo sistema pioneristico on-line, dando i terminali gratuiti a chiunque volesse rinunciare alle guide cartacee del telefono. Una volta che il mercato è stato creato, i providers commerciali e della comunità erano poi in grado di trovare clienti o partecipanti sufficienti da avere successo nel sistema. Da allora in poi, milioni di francesi di tutti gli strati sociali hanno felicemente prenotato i biglietti, chiacchierato tra loro e si sono organizzati politicamente on-line, senza rendersi conto che stavano infrangendo i precetti libertari della Californian Ideology [44].
Lungi dal demonizzare lo stato, la stragrande maggioranza della popolazione francese crede che un maggiore intervento pubblico sia necessario per una società efficiente e sana [45]. Nelle recenti elezioni presidenziali, quasi tutti i candidati dovevano sostenere – almeno retoricamente – un maggiore intervento dello stato per porre fine all’esclusione sociale dei disoccupati e dei senza tetto. Al contrario dei suoi equivalenti americani, la rivoluzione francese andò oltre il liberalismo economico verso la democrazia popolare. In seguito alla vittoria dei Giacobini sui loro avversari liberali nel 1972, la repubblica democratica in Francia divenne l’incarnazione della ‘volontà generale’. Come tale, si credeva che lo stato difendesse gli interessi di tutti i cittadini, piuttosto che proteggere i diritti dei possessori della proprietà individuale. Il discorso dei politici francesi permette un’azione collettiva da parte dello stato per mitigare – o persino rimuovere – i problemi incontrati dalla società. Mentre gli ideologi californiani tentano di ignorare i dollari dei contribuenti che sovvenzionano lo sviluppo dell’hypermedia, il governo francese può intervenire apertamente in questo settore dell’economia [46].
Sebbene la sua tecnologia sia ora datata, la storia del Minitel confuta chiaramente i pregiudizi anti-statalisti degli ideologi californiani – e del comitato di Banbemann. Il futuro digitale sarà un ibrido di intervento dello stato, imprenditorialità capitalista e cultura d.i.y. In modo decisivo, se lo stato può incoraggiare lo sviluppo dell’hypermedia, un’azione consapevole potrebbe anche essere presa per prevenire il sorgere della segregazione sociale tra il ‘ricco di informazione’ ed il ‘povero di informazione’. Non lasciando ogni cosa alle bizzarrie delle forze di mercato, l’Unione Europea ed i suoi stati membri potrebbero garantire che ogni cittadino abbia la possibilità di essere connesso ad una rete a banda larga a fibre ottiche al più basso prezzo possibile.
In primo luogo, questo sarebbe uno schema di lavoro assai necessario per la creazione di lavori semi-specializzati in un periodo di disoccupazione di massa. Come le misure di impiego Keynesiane, niente sconcerta pagare delle persone per scavare buche nella strada e riempirle ancora [47]. Ancora più importante, la costruzione di una rete a fibre ottiche nelle case e al lavoro potrebbe dare a chiunque l’accesso a nuovi servizi on-line e creare una comunità ampia e vitale di conoscenza condivisa. I guadagni a lungo termine per l’economia e la società dalla costruzione dello ‘infobahn’ sarebbe incommensurabile. Consentirebbe all’industria di lavorare in modo più efficiente e di commercializzare nuovi prodotti. Assicurerebbe che l’educazione ed i servizi dell’informazione siano disponibili a tutti. Senza dubbio lo ‘infobahn’ creerà un mercato di massa per le compagnie private per vendere le materie prime dell’informazione esistente – films, programmi tv, musica e libri – attraverso la Rete. Allo stesso tempo, una volta che la gente può distribuire, così come ricevere l’hypermedia, emergerà rapidamente un prosperare di comunità dei media e di gruppi di particolare interesse. Perché accada tutto ciò, sarà necessario l’intervento collettivo per assicurare che tutti i cittadini siano inclusi nel futuro digitale.
LA RINASCITA DEL MODERNO
Anche se non è in circostanze di loro propria scelta, è necessario ora che gli Europei sostengano il loro proprio punto di vista sul futuro. Ci sono varie vie verso la società dell’informazione – ed alcune strade sono più desiderabili di altre. Al fine di effettuare una scelta informata, gli artigiani digitali d’Europa hanno bisogno di sviluppare una analisi più coerente dell’impatto dell’hypermedia, che può essere trovata tra le ambiguità della Californian Ideology. I membri della ‘classe virtuale’ europea devono creare la loro popria identità distintiva.
Questa comprensione alternativa del futuro parte da un rifiuto di qualsiasi forma di segregazione – sia all’interno, sia all’esterno del cyberspazio. Ogni programma per lo sviluppo dell’hypermedia deve assicurare che la totalità della popolazione abbia accesso ai nuovi servizi on-line. Al posto dell’anarchia della Nuova Sinistra o della Nuova Destra, una strategia europea per lo sviluppo delle tecnologie della nuova informazione deve necessariamente riconoscere l’inevitabilità di una qualche forma di economia mista – la miscela creativa e antagonistica di iniziative di stato, corporative e d.i.y. L’indeterminatezza del futuro digitale è il risultato dell’ubiquità di questa economia mista nel mondo moderno. Nessuno sa esattamente quale saranno le forze relative di ciascun componente, ma l’azione collettiva può assicurare che nessun gruppo sociale sarà deliberatamente escluso dal cyberspazio.
Una strategia europea per l’era dell’informazione deve anche celebrare i poteri creativi degli artisti digitali. Poiché il loro lavoro non può essere aspecializzato o meccanizzato, i membri della ‘classe virtuale’ esercitano un grande controllo sul loro lavoro. Piuttosto che soccombere al fatalismo della Californian Ideology, dovremmo abbracciare la possibilità creative dell’hypermedia. All’interno delle limitazioni dell’economia mista, gli artigiani digitali sono in grado di inventare qualcosa di completamente nuovo – qualcosa che non è stato previsto in alcun romanzo di fantascienza. Queste forme innovative di conoscenza e di comunicazioni proverà le conquiste degli altri, inclusi alcuni aspetti della Californian Ideology. E’ impossibile ora per alcuni movimenti seri per l’emancipazione sociale non includere domande sul femminismo, la cultura della droga, la liberazione omosessuale, l’identità etnica ed altre questioni aperte dai radicali della West Coast. In modo simile, qualsiasi tentativo di sviluppare l’hypermedia in Europa richiederà dello zelo imprenditoriale ed un atteggiamento del poter fare sostenuto dalla nuova destra Californiana. Tuttavia, allo stesso tempo, lo sviluppo dell’hypermedia significa innovazione, creatività ed invenzione. Non esistono precedenti per tutti gli aspetti del futuro digitale.
Come pionieri del nuovo, gli artigiani digitali hanno bisogno di ricollegarsi alla teoria ed alla pratica dell’arte produttiva. Essi non sono impiegati di altri – o addirittura sarebbero degli imprenditori cybernetici. Essi sono anche degli ingegneri-artisti – disegnatori del prossimo stadio della modernità. Avvicinandosi all’esperienza di Saint, dei Simonisti e dei Costruttivisti, gli artigiani digitali sono in grado di creare una nuova macchina estetica per l’era dell’informazione [48]. Per esempio, i musicisti hanno utilizzato i computers per creare semplicemente delle forme digitali di musica, come il jungle e la techno [49]. Gli artisti interattivi hanno esplorato la potenzialità delle tecnologie del CD-rom, come mostrato dal lavoro dell’ANTI-rom. L’Hypermedia Research Centre ha costruito uno spazio sociale virtuale sperimentale chiamato J’s Joint [50]. In ciascun esempio, gli ingegneri-artisti stanno tentando di spingere oltre le limitazioni di entrambe le tecnologie e la loro creatività. Soprattutto, queste nuove forme di espressione e di comunicazione sono collegate con la cultura più vasta. Coloro che sviluppano l’hypermedia devono riaffermare la possibilità di un controllo razionale e consapevole sulla forma del futuro digitale. Al contrario dell’elitarismo della Californian Ideology, gli ingegneri-artisti europei devono costruire un cyberspazio che è inclusivo ed universale. Ora è il momento per la rinascita del Moderno.
‘Le circostanze presenti favoriscono il lusso nazionale. Il lusso diventa utile e morale quando è goduto dall’intera nazione. L’onore ed il vantaggio di impiegare direttamente, negli accordi politici, il progresso delle scienze esatte e delle belle arti .. è stato riservato per il nostro secolo’ [51].
NOTE
[1] Naum Gabo e Anton Pevsner, ‘The Realistic Manifesto, 1920′, in John E. Bowlt (ed.), Russian Art of the Avant-Garde, London 1976, p. 214.
[2] Per oltre 25 anni gli esperti hanno predetto l’arrivo imminente dell’era dell’informazione, vedi Alain Touraine,La Société post-industrielle; Zbigniew Brzezinski, Between Two Ages; Daniel Bell, The Coming of the Post-Industrial Society; Alvin Toffler, The Third Wave; Simon Nora and Alain Minc, The Computerisation of Society; e Ithiel de Sola Pool, Technologies of Freedom.
[3] Vedi Martin Bangemann, Europe and the Global Information Society, ; e il programma e gli abstracts della Warwick University’s Virtual Futures ’95 Conference.
[4] Vedi Mitch Kapor, ‘Where is the Digital Highway Really Heading?’.
[5] Vedi Mike Davis, City of Quartz; Richard Walker, ‘California Rages Against the Dying of the Light’; e le registrazioni di Ice-T, Snoop Dog, Dr Dre, Ice Cube, NWA e molti altri rappers della West Coast.
[6] Vedi George Katsiaficas, The Imagination of the New Left, p. 124.
[7] Jerry Rubin, ‘An Emergency Letter to my Brothers and Sisters in the Movement’.
[8] Per il ruolo chiave giocato dalla cultura popolare nell’identità della Nuova Sinistra americana, vedi George Katsiaficas, The Imagination of the New Left; e Charles Reich, The Greening of America. Per una descrizione delle vite dei lavoratori dal colletto binco nell’America degli anni ’50, vedi William Whyte, The Organization Man.
[9] In un romanzo best seller della metà degli anni ’70, la metà più a nord della West Coast si è separata dal resto degli Stati Uniti per formare una utopia hippie, vedi Ernest Callenbach, Ecotopia. Questa idealizzazione della vita di comunità californiana può anche essere trovata in John Brunner, The Shockwave Rider,; ed anche in lavori successivi, come Kim Stanley Robinson, Pacific Edge.
[10] Per un’analisi dei tentativi di creare una democrazia diretta tramite le tecnonologie dei media, vedi Richard Barbrook, Media Freedom.
[11] Marshall McLuhan, Understanding Media, pp. 255-6. Vedi anche Marshall McLuhan e Quentin Fiore, The Medium is the Massage; and Gerald Emanuel Stern (ed.), McLuhan: Hot & Cool.
[12] Vedi John Downing, Radical Media.
[13] Arthur Kroker e Michael A. Weinstein, Data Trash, p. 15. Questa analisi segue quella di quei futurologi che pensano che ‘knowledge workers’ fossero l’embrione di una nuova classe dirigente, vedi Daniel Bell, The Coming of the Post-Industrial Society; e gli economisti che credevano che i ‘symbolic analysts’ sarebbero diventati la parte dominante della forza lavoro sotto un capitalismo globalizzato, vedi Robert Reich, The Work of Nations. In contrasto, negli anni ’60, alcuni teorici della Nuova Sinistra credevano che i lavoratori tecnico-scientifici stavano conducendo una lotta per la liberazione sociale, tramite l’occupazione delle fabbriche e la richiesta di auto-gestione, vedi Serge Mallet, The New Working Class.
[14] Vedi Dennis Hayes, Behind the Silicon Curtain, per una descrizione del contratto di lavoro nella Silicon Valley; e per una trattazione romanzesca del medesimo tema, Douglas Coupland, Microserfs. Per un esame più teorico dell’organizzazione del lavoro post-Fordista, vedi Alain Lipietz, L’audace ou l’enlisement e Mirages and Miracles; Benjamin Coriat, L’atelier et le robot; e Toni Negri, Revolution Retrieved.
[15] C’è un aconsiderevole confusione politica e semantica sul significato di ‘liberalismo’ da entrambe le parti dell’Atlantico. Per esempio, gli Americani usano liberalismo per descrivere qualsiasi politica che avviene da essere sostenuta in apparenza dalla sinistra del partito Democratico. Tuttavi, come Lipset ha puntualizzato, questo ristretto senso della parola cela l’accettazione quasi universale, negli Stati Uniti, del liberalismo nel suo significato classico. Come dice: ‘Questi valori [liberali] erano evidenti nel ventesimo secolo fatto che … gli Stati Uniti non solo mancavano di un partito socialista vitale, ma non hanno neanche mai sviluppato uno stile conservativo britanni o europeo o un partito dei Tory’, vedi see Seymour Martin Lipset, American Exceptionalism, pp. 31-2. La convergenza della Nuova sinistra e della Nuova Destra intorno alla Californian Ideology, pertanto, è un esempio specifico del più ampio consenso intorno al liberalismo anti-statalista, come un discorso politico negli Stati Uniti.
[16] Per il successo di McLuhan sul circuito del viaggio ufficiale corporativo, vedi Tom Wolfe, ‘What If He Is Right?’. Per l’utilizzo di questa idea dai pensatori conservatori, vedi Zbigniew Brzezinski, Between Two Ages; Daniel Bell, The Coming of the Post-Industrial Society; Alvin Toffler, The Third Wave; e Ithiel de Sola Pool, Technologies of Freedom.
[17] Gli eroi sono comuni nei romanzi classici di fatascienza, vedi D. D. Harriman in Robert Heinlein, The Man Who Sold the Moon; o i personaggi principali in Isaac Asimov, The Foundation Trilogy; I, Robot; e The Rest of the Robots. Hagbard Celine – una versione più psichedelica di questo archetipo maschile – è il personaggio centrale in Robert Shea e Robert Anton Wilson, The Illuminati Trilogy. Nella tabella temporale della ‘storia del fututro’ di fronte al romanzo di Robert Heinlein, predice che, dopo un periodo di crisi sociale, causata dal rapido avanzamento tecnologico, la stabilità sarebbe stata ristabilita negli anni ’80 e ’90 tramite ‘ .. un’apertura di nuovefrontiere ed un ritorno all’economia del diciannovesimo secolo!’. Robert Heinlein, The Man Who Sold the Moon, pp. 8-9.
[18] Vedi Shoshana Zuboff, In the Age of the Smart Machine. Certamente, questa analisi è derivata da Karl Marx, Grundrisse; e ‘Results of the Immediate Process of Production’.
[19] Vedi Howard Rheingold, The Virtual Community; e la sua home page.
[20] Vedi l’esuberante intervista con i Tofflers in Peter Schwartz, ‘Shock Wave (Anti) Warrior’; e, per la caratteristica ambiguità della rivista sullo Speaker del programma politico reazionario della House, vedi l’intervista chiamata, a proposito, con Newt Gingrich in Esther Dyson, ‘Friend and Foe’.
[21] Progress and Freedom Foundation, Cyberspace and the American Dream, p. 5.
[22] Vedi Kevin Kelly, Out of Control. Per una critica del libro, vedi Richard Barbrook, Pinocchio Theory.
[23] Progress and Freedom Foundation, Cyberspace and the American Dream: , p. 13. Toffler e gli amici proclamano orgogliosamente anche che: ‘L’America … rimane la terra della libertà individuale, e questa libertà, chiaramente, si esende al cyberspazio’, Progress and Freedom Foundation, Cyberspace and the American Dream, p. 6. Vedi anche Mitch Kapor, ‘Where is the Digital Highway Really Heading?’.
[24] Vedi Simon Schaffer, Babbage’s Intelligence: Calculating Engine and the Factory System.
[25] Vedi Jonathan Palfreman e Doron Swade, The Dream Machine, pp. 32-36, per un resoconto di come una mancanza dell’intervento dello stato abbia significato che la Germania Nazista abbia perso dell’opportunità di costruire il primo computer del mondo. Nel 1941 l’Alto Comando Tedesco ha rifiutato di finanziare ulteriormente Konrad Zuze, che ha aperto la strada all’utilizzo del codice binario, all’immagazzinamento dei programmi e ai gates logici elettronici.
[26] Vedi Howard Rheingold, The Virtual Community.
[27] Come il Segretario del Lavoro del Presidente Clinton ha affermato: ‘Ricordatevi che , durante l’era del dopoguerra, il Pentagono è stato tranquillamente responsabile di aiutare le corporazioni americane di progredire con le tecnologie come i motori degli aerei, le cellule, itransistors, i circuiti integrati, i nuovi materiali, i lasers e le fibre ottiche … Il Pentagono ed i 600 laboratori nazionali che lavorano con esso e con il Dipartimento dell’Energia sono la cosa che l’America ha di pù vicino al noto Ministero del Commercio Internazionale del Commercio e dell’Industria giapponese’, Robert Reich, The Work of Nations, p. 159.
[28] Per un resoconto di come queste innovazioni culturali sono emerse dalla recente scena, vedi Tom Wolfe, The Electric Kool-Aid Acid Test. Curiosamente, uno degli autisti del famoso bus era, che è ora uno dei principali collaboratori di Wired.
[29] Dennis Hayes, Behind the Silicon Curtain, pp. 21-2, sostiene che l’industria del computer americana è già stata incoraggiata dal Pentagono a formare dei cartelli contro la competizione straniera. Gates ammette che ha realizzato solo di recente che il ‘massiccio cambiamento strutturale’ è stato causato dalla Rete, vedi Bill Gates, ‘The Bill Gates Column’.
[30] Vedi le home pages di Howard Rheingold, e Mitch Kapor, ‘Where is the Digital Highway Really Heading?’. Nonostante gli istinti liberisti di entrambi questi scrittori, la loro infatuazione per l’era dei Padri Fondatori è condivisa dalla Milizia neo-fascista e dei movimenti patriottici, vedi Chip Berlet and Matthew Lyons, Right-Wing Populism in America.
[31] Vedi gli eroi hacker in William Gibson, Neuromancer; Count Zero; e Mona Lisa Overdrive; o in Bruce Sterling (ed.), Mirrorshades. Un prototipo di questa sorta di anti-eroe è Deckard, il cacciatore esistenziale dei replicanti in Bladerunner di Ridley Scott.
[32] Secondo Miller, Thomas Jefferson credeva che le persone nere non potessero essere membri del contratto sociale di Locke che riunisce insieme i cittadini della repubblica americana. ‘Il diritto dell’uomo … mentre teoricamente e idealmente il diritto di nascita di ogni essere umano si applicava in pratica negli Stati Uniti solo agli uomini bianchi: gli schiavi neri erano esclusi dalla considerazione perché, sebbene certamente esseri umani, essi erano anche proprietà e dove i diritti dell’uomo entravano in conflitto con i diritti di proprietà, la proprietà aveva la precedenza’, vedi John Miller, The Wolf by the Ears, p. 13. L’opposizione di Jefferson alla schiavitù era retorica al massimo. In una lettera del 22 Aprile 1820, disonestamente suggeriva che il modo migliore per incoraggiare l’abolizione della schiavitù era legalizzare le proprietà privata degli esseri umani in tutti gli Stati dell’Unione e dei territori di frontiera! Egli affermava che ‘ … la loro diffusione in territori più ampi li avrebbe resi individualmente più felici e aprebbe facilitato in proporzione la realizzazione della loro emancipazione, dividendo il peso su un grande numero di collaboratori [cioè i possessori di schivi]’, vedi Merill Peterson (ed.), The Portable Thomas Jefferson, p. 568. Per una descrizione della vita nella sua piantagione, vedi anche Paul Wilstach, Jefferson and Monticello.
[33] Per la svolta a Destra della California, vedi Richard Walker, ‘California Rages Against the Dying of the Light’.
[34] Vedi Esther Dyson, ‘Friend and Foe’. Esther Dyson ha collaborato con i Tofflers nello scrivere Peace and Progress Foundation, Cyberspace and the American Dream, che è un manifesto retro-futurista progettato per raccogliere voti per Gingrich, da parte dei membri della ‘classe virtuale’.
[35] Per il sorgere dei sobborghi fortificati, vedi Mike Davis, City of Quartz; e Urban Control. Questi ‘sobborghi con i cancelli’ forniscono l’ispirazione per lo sfondo alienato di molti cyberpunk dei romanzi di fantascienza, come Neal Stephenson, Snow Crash.
[36] Vedi Dennis Hayes, Behind the Silicon Curtain.
[37] Vedi Reginald Stuart, ‘High-Tech Redlining’.
[38] Vedi Paul Wilstach, Jefferson and Monticello.
[39] Vedi Dennis Hayes, Behind the Silicon Curtain.
[40] Per una esposizione del loro programma retro-futurista vedi l’Extropian FAQ.
[41] Vedi William Gibson, Neuromancer, Grafton, London 1984, e Count Zero, Grafton, London 1986.
[42] Vedi Isaac Asimov, I, Robot; e The Rest of the Robots.
[43] Vedi William Gibson e Sandy Sandfort, ‘Disneyland with the Death Penalty’. Dal momento che questi articoli sono un attacco a Singapore, è ironico che la vera Disneyland sia in California – il cui codice penale repressivo include la pena di morte!
[44] Per la relazione che ha condotto alla creazione del Minitel, vedi Simon Nora e Alain Minc, The Computerisation of Society. Un resoconto dei primi anni del Minitel può essere trovato in Michel Marchand, The Mintel Saga.
[45] Secondo un sondaggio condotto durante le elezioni presidenziali del 1985, il 67% della popolazione francese era a favore dell’affermazione che ‘lo stato deve intervenire di più nella vita economica del nostro paese’, vedi ‘Une majorité de Français souhaitent un vrai “chef” pour un vrai “Etat”.
[46] Per l’influenza del Giacobinismo sulle concezioni francesi dei diritti democratici, vedi Richard Barbrook, Media Freedom. Alcuni economisti francesi credono che proprio la storia differente dell’Europa ha creato un modello specifico – e superiore socialmente – del capitalismo, vedi Michel Albert, Capitalism v. Capitalism; e Philippe Delmas, Le Maître des Horloges.
[47] Come Keynes stesso dice: ‘ “Per scavare buche nel terreno”, sborsati i risparmi, crescerà non solo l’impiego, ma anche il dividendo nazionale reale per i beni di prima necessità ed i servizi’, vedi J.M. Keynes, The General Theory of Employment, Interest and Money, p. 220.
[48] Vedi Keith Taylor, Henri Saint-Simon 1760-1825; and John E. Bowlt, Russian Art of the Avant-Garde.
[49] Come Goldie, un compositore di musica, sostiene: “Dobbiamo portarlo avanti e prendere il tamburo ed il basso e spingerlo spingerlo spingerlo. Ricordo quando si diceva che non poteva essere più spinto. E’ stato spinto dieci volte da allora”, vedi Tony Marcus, ‘The War is Over’.
[50] Per informazioni sull’ANTI-rom e J’s Joint, vedi i loro contributi all’Hypermedia Research Centre’s Web site.
[51] Henri Saint-Simon, ‘Sketch of the New Political System’ in Keith Taylor, Henri Saint-Simon 1760- 1825, p. 203.
—————————————————————
Bibliographia
Michel Albert, Capitalism v. Capitalism, Four Wall Eight Windows, New York 1993.
ANTI-Rom, Website.
Isaac Asimov, The Foundation Trilogy, Gnome Press, New York 1953.
Isaac Asimov, I, Robot, Panther, London 1968.
Isaac Asimov, The Rest of the Robots, Panther, London 1968.
Martin Bangemann, Europe and the Global Information Society, European Union, Brussels 1994.
Richard Barbrook, Media Freedom: the contradictions of communications in the age of modernity, Pluto, London 1995.
Richard Barbrook, ‘The Pinnochio Theory’.
Daniel Bell, The Coming of the Post-Industrial Society, Basic Books, New York 1973.
Chip Berlet and Matthew Lyons, Right-Wing Populism in America: too close for comfort, Guilford Press, New York 2000.
John E. Bowlt (editor), Russian Art of the Avant-Garde: Theory and Criticism, Thames & Hudson, London 1976.
John Brunner, The Shockwave Rider, Methuen, London 1975.
Zbigniew Brzezinski, Between Two Ages: America’s role in the Technetronic Era, Viking Press, New York 1970.
Ernest Callenbach, Ecotopia, Bantam, New York 1975.
Benjamin Coriat, L’atelier et le robot, Christian Bourgois Éditeur, Paris 1990.
Douglas Coupland, Microserfs, Flamingo, London 1995.
Mike Davis, City of Quartz, Verso, London 1990.
Mike Davis, Urban Control: the Ecology of Fear, Open Magazine, New Jersey 1992.
Philippe Delmas, Le Maître des Horloges, Éditions Odile Jacob, Paris 1991.
John Downing, Radical Media, South End Press, Boston 1984.
Esther Dyson, ‘Friend and Foe’, Wired, 3.08, August 1995, pages 106-112, 160-162.
The Extropians, FAQ.
Naum Gabo and Anton Pevsner, ‘The Realistic Manifesto, 1920′, in John E. Bowlt (editor), Russian Art of the Avant-Garde: Theory and Criticism, Thames & Hudson, London 1976, pages 208-214.
Bill Gates, ‘The Bill Gates Column’, The Guardian, On-Line Section, 20 July 1995, page 14.
William Gibson, Neuromancer, Grafton, London 1984.
William Gibson, Count Zero, Grafton, London 1986.
William Gibson, Mona Lisa Overdrive, Grafton, London 1989.
William Gibson and Sandy Sandfort, ‘Disneyland with the Death Penalty’, Wired, 1.4, September/October 1993, pages 51-55, 114-115.
Dennis Hayes, Behind the Silicon Curtain, Free Association Books, London 1989.
Robert Heinlein, The Man Who Sold the Moon, Signet, New York 1950.
Mitch Kapor, ‘Where is the Digital Highway Really Heading?’, Wired, 1.3, July/August 1993, pages 53-59, 94.
George Katsiaficas, The Imagination of the New Left: a Global Analysis of 1968, South End Press, Boston 1987.
Kevin Kelly, Out of Control: the New Biology of Machines, Fourth Estate, London 1994.
Tony Marcus, ‘The War is Over’, Mixmag, August 1995, page 46.
John Maynard Keynes, The General Theory of Employment, Interest and Money, Macmillan, London 1964.
Arthur Kroker and Michael A. Weinstein, Data Trash: the theory of the virtual class, New World Perspectives, Montreal 1994.
Alain Lipietz, L’audace ou l’enlisement, Éditions La Découverte, Paris 1984.
Alain Lipietz, Mirages and Miracles, Verso, London 1987.
Seymour Martin Lipset, American Exceptionalism: a double-edged sword, W.W. Norton, New York 1996.
Serge Mallet, The New Working Class, Spokesman Books, Nottingham 1975.
Michel Marchand, The Mintel Saga: A French Success Story, Larousse, Paris 1988.
Karl Marx, Grundrisse, Penguin, London 1973.
Karl Marx, ‘Results of the Immediate Process of Production’ in Albert Dragstedt (editor), Value Studies by Marx, New Park, London 1976, pages 71-193.
Marshall McLuhan, Understanding Media, Routledge & Kegan Paul, London 1964.
Marshall McLuhan and Quentin Fiore, The Medium is the Massage, Penguin, London 1967.
John Miller, The Wolf by the Ears: Thomas Jefferson and Slavery, Free Press, New York 1977.
Le Monde, ‘Une majorité de Français souhaitent un vrai “chef” pour un vrai “Etat”‘, Le Monde, 11 avril 1995, page 6.
Toni Negri, Revolution Retrieved: Selected Writings on Marx, Keynes, Capitalist Crisis & New Social Subjects 1967-83, Red Notes, London 1988.
Simon Nora and Alain Minc, The Computerisation of Society, MIT Press, Cambridge Massachusetts 1980.
Jon Palfreman and Doron Swade, The Dream Machine: exploring the computer age, BBC, London 1991.
Merill Peterson (editor), The Portable Thomas Jefferson, The Viking Press, New York 1975.
Progress and Freedom Foundation, Cyberspace and the American Dream: A Magna Carta for the Knowledge Age.
Charles Reich, The Greening of America, Random House, New York 1970.
Robert Reich, The Work of Nations: a blueprint for the future, Simon & Schuster, London 1991.
Howard Rheingold, The Virtual Community: finding connection in a computerised world, Secker & Warburg, London 1994,
Howard Rheingold, Home Pages.
Kim Stanley Robinson, Pacific Edge, Grafton, London 1990.
Jerry Rubin, ‘An Emergency Letter to my Brothers and Sisters in the Movement’ in Peter Stansill and David Zane Mairowitz (editors), BAMN: Outlaw Manifestos and Ephemera 1965-70, Penguin, London 1971, pages 242-244.
Henri de Saint-Simon, ‘Sketch of the New Political System’ in Keith Taylor (editor), Henri Saint-Simon 1760-1825: Selected Writings on Science, Industry and Social Organisation, Croom Helm, London 1975, pages 198-206.
Simon Schaffer, ‘Babbage’s Intelligence: Calculating Engines and the Factory System’.
Peter Schwartz, ‘Shock Wave (Anti) Warrior’, Wired, 1.5, November 1993, pages 61-65, 120-122.
Ridley Scott (director), Bladerunner, Warner Brothers, USA 1982.
Robert Shea and Robert Anton Wilson, The Illuminati Trilogy, Dell, New York 1975.
Ithiel de Sola Pool, Technologies of Freedom, Belknap Press, Harvard 1983.
Neal Stephenson, Snow Crash, Roc, New York 1992.
Bruce Sterling (editor), Mirrorshades, Paladin, London 1988.
Gerald Emanuel Stern (editor), McLuhan: Hot & Cool, Penguin, London 1968.
Reginald Stuart, ‘High-Tech Redlining: are Afro-Americans being frozen out of the new communications network’, Utne Reader, 68, March-April 1995, page 73.
Keith Taylor (editor), Henri Saint-Simon 1760-1825: Selected Writings on Science, Industry and Social Organisation, Croom Helm, London 1975.
Alvin Toffler, The Third Wave, Pan, London 1980.
Alain Touraine, La Société post-industrielle, Editions Denoël, Paris 1969.
Virtual Futures ’95, Conference Website.
Richard Walker, ‘California Rages Against the Dying of the Light’, New Left Review, 209, January-February 1995, pages 42-74.
Tom Wolfe, ‘What If He Is Right?’, The Pump House Gang, Bantam Books, London 1968, pages 107-133.
Tom Wolfe, The Electric Kool-Aid Acid Test, Bantam Books, New York 1968.
William Whyte, The Organization Man, Simon & Schuster, New York 1956.
Paul Wilstach, Jefferson and Monticello, William Heinemann, London 1925.
Shoshana Zuboff, In the Age of the Smart Machine: the future of work and power, Heinemann, New York 1988.
——————————————————————